giovedì 30 marzo 2017

L'IMPRINTING

Ho sempre pensato che tutte le scelte che ho fatto nella vita siano state frutto di un susseguirsi di singoli episodi differenti, ma con un obiettivo in comune. 

Il 31 ottobre del 2002 ero in classe con i miei compagni, in quarta elementare. La lezione era quella di matematica e la mia voglia era dimezzata dall'attesa del suono della campanella che sarebbe scoccata dopo neanche mezz'ora. Eppure quel giorno, la campanella, suonò prima. Avevamo fatto così tante prove d’evacuazione per il terremoto, ma in nessuna di esse la terra tremò davvero sotto i piedi. Ricordo lo sguardo della maestra impaurito, il rumore dei banchi che sbattevano l’uno con l’altro, la mia compagna di banco che mi strinse il braccio mentre qualcun’altro urlava ‘tutti sotto i banchi!’. M’infilai lì sotto e mentre ero lì, sotto quel banco, non c’era nessun’altro a farmi compagnia. Eravamo soltanto io e la speranza che tutto finisse subito, io e la consapevolezza che non sempre c’è qualcuno lì pronto a difenderti anche se si hanno solo 8 anni. Quel giorno, in una scuola a soli 20km dalla mia, morirono 27 bimbi e una maestra…in quella scuola potevo esserci io.
Beh, 15 anni fa immaginavo di poter salvare i bimbi costruendo tanti tavoli di ferro che ti proteggono dalle macerie, creando delle sedie che diventano razzi lanciandoti dalla finestra alla prima scossa, oppure scoprendo come funziona il teletrasporto (perchè Goku si per salvare la terra e io no per salvare i bimbi come me?), ma dopo qualche anno, crescendo, ho capito che il mio obiettivo non voleva essere fare il medico per trovare una soluzione a fatto accaduto, ma l’architetto per prevenire che il fatto accadesse.
Così facendo, da allora, iniziai a passare i pomeriggi nella bottega di mio nonno: ritagliavamo dei pezzi di compensato per unirli, montarli, assemblarli e colorali di rosa..per creare così la casetta di Barbie affiancata alla scuola ‘sicura e colorata’ dove i figli di Ken e Barbie potevano andare senza temere il terremoto o altre catastrofi naturali.

Nel contempo un altro anno passò, come passò la mia voglia di giocare con le barbie che venne sostituita dall’arrivo del pc e con esso l’arrivo di PAINT..il mio imprinting. 
                                                                                       Disegno fatto interamente su paint a 12 anni. 

Vivo a Roma da sola ormai da 4 anni, eppure nessuna cosa di questa città è mai riuscita a sostituire un fresco pomeriggio coi nonni passato in campagna. Odorare l’aria pulita, respirare la tranquillità, ascoltare il silenzio e sentire che nulla di cattivo poteva accadere.
Per questo, per ultimo ma non per importanza, a caratterizzare la mia infanzia è stato mio nonno e la sua dedizione al vivere sano. Per lui tutto deve essere sano: la sana voglia di uscire a giocare senza la paura che le auto gli calpestino un nipote, il sano divertirsi senza esagerare e con la consapevolezza che divertirsi non sia uguale all'essere in pericolo, il mangiare sano crescendo bene, belli, alti e in salute. Per lui la vita in campagna è una certezza, una protezione dal mondo esterno e una sensazione che tutti i bimbi, tutti i genitori e tutti i nonni, dovrebbero provare ogni volta che vogliono.    

lunedì 6 marzo 2017

SKETCH PROGETTAZIONE III





ALIGHIERO BOETTI - "Per un uomo alienato"

Dalla mostra dello 03/03/2017 alla Galleria Nazionale di Roma.

Alighiero Fabrizio Boetti nasce a Torino il 16 dicembre del 1940.
Insieme con Giovanni AnselmoPier Paolo CalzolariLuciano FabroJannis KounellisMario MerzGiulio PaoliniGiuseppe PenoneMichelangelo Pistoletto e Gilberto Zorio, ha fatto parte del gruppo Arte povera. Allo stesso tempo è stato anche uno dei più precoci a distaccarsene.Le sue opere più celebri sono arazzi di diverso formato in cui sono inserite, suddivise in griglie, frasi e motti inventati dall'artista (per es. Il progressivo svanire della consuetudineDall'oggi al domaniCreare e ricreareNon parto non resto, ecc). Boetti propone a sé stesso dei sistemi nei quali agire, spesso coinvolgendo altre persone. Oppure sono la geografia, la matematica, la geometria, i servizi postali, a fornire la piattaforma delle proprie scelte. Il suo lavoro mette in discussione il ruolo tradizionale dell'artista, interrogando i concetti di serialità, ripetitività e paternità dell'opera d'arte. Dopo l'opera Gemelli il filo comune che lega molti suoi lavori è sottendere nel processo creativo un dualismo di intenti. Questo avviene specialmente dopo la sperimentazione con i materiali poveri quando Boetti si trasferisce nella capitale e decide di ripartire veramente da qualcosa di semplice, una matita e un foglio di carta quadrettato.I meccanismi che inventerà per i suoi lavori sono strutture di pensiero applicabili alle cose senza potersi esaurire. Una volta reso chiaro il principio che li genera si staccano da schemi soggettivi e permettono la libertà di autogenerarsi come le cose della natura.
Boetti ha visto la pittura come un "tradimento" degli ideali (artistici e politici) esplosi nel Sessantotto: dipingere rappresenta una sorta di distacco dal mondo reale, un distacco da guardare con disprezzo, per chi - come lui - si sente direttamente coinvolto dal presente e dalla cronaca.

Artista concettuale, versatile e caleidoscopico, produce una grande varietà di tipologie di opere e per alcune delega l’esecuzione manuale ad altri, ma sempre secondo regole del gioco ben precise e principi come quello ‘della necessità e del caso’ per citare Jacques Monod premio Nobel per la Fisica 1971.
Nascono così i monocromi a biro (blu, neri, rossi, verdi) in cui la campitura tratteggiata su carta mette in scena il linguaggio; ugualmente tutte le opere ricamate su stoffa, non solo le Mappe del mondo ma anche certe composizioni di lettere, sempre quadrate e multicolore (sul modello Ordine e disordine); infine i Tutto, fitti puzzle in cui si ritrova davvero tutto: figure da rotocalchi, oggetti da scrivania, sagome di animali…
Altre tipologie di opere di Boetti sono invece di mano esclusivamente sua. Sono ad esempio i Lavori postali, giocati sulla permutazione matematica dei francobolli, sull’aleatoria avventura del viaggio postale e (a partire dagli anni 80) sulla segreta bellezza dei fogli inviati nelle buste. Oppure nei primi anni 70, i tanti ‘esercizi’ a matita su carta quadrettata, basati su ritmi musicali o matematici. Infine negli anni 80 e 90 le composizioni colorate e di tecnica mista su carta in cui scorrono schiere di animali, memori della decorazione etrusca o pompeiana.


OPERA ESPOSTA ALLA GALLERIA NAZIONALE: "PER UN UOMO ALIENATO" 1968
Quest'opera indica una tappa importante del percorso artistico di Boetti poiché appartiene a quel gruppo di opere eseguite manualmente dall'artista, precedenti la delega dell'esecuzione dei propri lavori ad altri.
Su una superficie di stucco fresco, che richiama i colori della terra, l'artista incide (in modo parzialmente visibile) una frase inspirata a Eros e civiltà, saggio scritto dal tedesco Herbert Marcuse: "Per un uomo alienato dalla propria sorgente interiore la creazione nasce dalla disperazione finisce nel fallimento". In realtà, ad un'attenta ossevazione, la frase continua ", ma quest'uomo ha percorso la vita che conduce alla fine del tempo e dello spazio, alla fine dell'oscuro e della luce"
Per un uomo alienato svela l'interesse per i materiali industriali quali lo stucco e il cemento e la sollecitudine di Boetti verso le tematiche sociali, presenti in molte sue opere come interessanti riflessioni artistiche. L'indurimento dello stucco a contatto con l'aria non permette il completamento della frase che resta in sospeso: il significato è celato, ma emerge il concetto dello scorrere del tempo, la continua lotta contro il tempo dell'essere umano. Inoltre, stupisce come l'ultima frase aggiunta dall'artista sia quasi invisibile, "alla fine dell'oscuro e della luce", come se l'alienazione portasse con se l'oscurità che prende il sopravvento sulla luce.



Fonti:
https://www.archivioalighieroboetti.it/alighiero-boetti/
https://it.pinterest.com/search/pins/?q=alighiero%20boetti
http://www.gnamdrive.beniculturali.it/gnam/index.php?it/23/gli-artisti-e-le-opere/474/per-un-uomo-alienato
https://it.wikipedia.org/wiki/Alighiero_Boetti

MIMMO ROTELLA - Il DECOLLAGE

Mimmo Rotella nasce a Catanzaro il 7 ottobre 1918.
Nato con il nome di Domenico Rotella, è considerato uno dei protagonisti della scena artistica della seconda metà del XX secolo. La sua figura è legata al movimento del Nouveau Réalisme e della Pop Art internazionale. Dopo gli inizi figurativi e le prime sperimentazioni, inizia a dipingere quadri astratto-geometrici ispirati alle opere di Vasilij Kandinskij e Piet Mondrian.
Nel 1953 comprende che il mezzo pittorico non è più un mezzo adatto per l'espressione della sua poetica e ha improvvisamente quella che egli definisce "illuminazione Zen": la scoperta del manifesto pubblicitario come espressione artistica. Così nasce il décollage: Rotella preleva dai muri di Roma e incolla sulla tela pezzi di manifesti strappati per strada rielaborandoli poi in studio, adottando il collage dei cubisti e contaminandolo con elementi mutuati da una matrice informale vicina ad Hans Arp e a Jean Fautrier e con il ready-madedadaista. Nel 1955, a Roma, nella mostra "I Sette pittori sul Tevere a Ponte Santangelo", invitato da Emilio Villa, espone per la prima volta il 'manifesto lacerato'. In quegli anni si serve anche dei retro dei manifesti, ricavandone delle opere astratte denominate retro d'affiches.

In seguito, pratica il cosiddetto doppio décollage:il manifesto staccato prima dal cartellone, poi, strappato in laboratorio. In quegli anni si serve anche dei retro d'affiche, adoperando i manifesti dalla parte incollata ed ricavandone opere non figurative e monocrome.
I primi riconoscimenti arrivano nel 1956 con il Premio Graziano e nel 1957 con il Premio Battistoni e della Pubblica Istruzione. Con la serie Cinecittà, del 1958, seleziona figure ed volti delle pubblicità cinematografiche orientando la produzione verso opere di tipo maggiormente figurativo.
Alla fine degli anni '50, Rotella, è etichettato dalla critica come strappamanifesti. Di notte, strappa non solo manifesti, ma anche pezzi di lamiera dalle intelaiature delle zone d'affissione del Comune di Roma. Nel 1958 riceve a Roma la visita del critico francese Pierre Restany, con il quale inizia un lungo sodalizio. Nello stesso anno partecipa a Roma nella mostra "Nuove tendenze dell'arte italiana" organizzata da Lionello Venturi nella sede della Rome - New York Art Foundation.


Fonti:
https://it.pinterest.com/beauce/mimmo-rotella/?eq=mimmo%20rot&etslf=7338
https://it.wikipedia.org/wiki/Mimmo_Rotella
https://www.deodato.com/deodato_arte_italy/artisti/mimmo-rotella.html
http://www.soavearte.it/rotella-opere.asp

Video:
https://www.youtube.com/watch?v=3suv21XB6kk
https://www.youtube.com/watch?v=dgfU8ZvNX5I