domenica 16 luglio 2017
giovedì 22 giugno 2017
giovedì 8 giugno 2017
giovedì 18 maggio 2017
giovedì 4 maggio 2017
mercoledì 3 maggio 2017
giovedì 30 marzo 2017
L'IMPRINTING
Ho sempre pensato che tutte le scelte che ho fatto nella vita siano state frutto di un susseguirsi di singoli episodi differenti, ma con un obiettivo in comune.
Il 31 ottobre del 2002 ero in
classe con i miei compagni, in quarta elementare. La lezione era quella di
matematica e la mia voglia era dimezzata dall'attesa del suono della campanella
che sarebbe scoccata dopo neanche mezz'ora. Eppure quel giorno, la campanella,
suonò prima. Avevamo fatto così tante prove d’evacuazione per il terremoto, ma
in nessuna di esse la terra tremò davvero sotto i piedi. Ricordo lo sguardo della
maestra impaurito, il rumore dei banchi che sbattevano l’uno con l’altro, la
mia compagna di banco che mi strinse il braccio mentre qualcun’altro urlava ‘tutti
sotto i banchi!’. M’infilai lì sotto e mentre ero lì, sotto quel banco, non c’era
nessun’altro a farmi compagnia. Eravamo soltanto io e la speranza che tutto
finisse subito, io e la consapevolezza che non sempre c’è qualcuno lì pronto a
difenderti anche se si hanno solo 8 anni. Quel giorno, in una scuola a soli
20km dalla mia, morirono 27 bimbi e una maestra…in quella scuola potevo esserci
io.
Beh, 15 anni fa immaginavo di
poter salvare i bimbi costruendo tanti tavoli di ferro che ti proteggono dalle
macerie, creando delle sedie che diventano razzi lanciandoti dalla finestra
alla prima scossa, oppure scoprendo come funziona il teletrasporto (perchè Goku
si per salvare la terra e io no per salvare i bimbi come me?), ma dopo qualche
anno, crescendo, ho capito che il mio obiettivo non voleva essere fare il
medico per trovare una soluzione a fatto accaduto, ma l’architetto per prevenire
che il fatto accadesse.

Nel contempo un altro anno passò,
come passò la mia voglia di giocare con le barbie che venne sostituita dall’arrivo
del pc e con esso l’arrivo di PAINT..il mio imprinting.
Disegno fatto interamente su paint a 12 anni.
Vivo a Roma da sola ormai da 4 anni, eppure nessuna cosa di questa
città è mai riuscita a sostituire un fresco pomeriggio coi nonni passato in
campagna. Odorare l’aria pulita, respirare la tranquillità, ascoltare il
silenzio e sentire che nulla di cattivo poteva accadere.

giovedì 9 marzo 2017
lunedì 6 marzo 2017
ALIGHIERO BOETTI - "Per un uomo alienato"
Dalla mostra dello 03/03/2017 alla Galleria Nazionale di Roma.

OPERA ESPOSTA ALLA GALLERIA NAZIONALE: "PER UN UOMO ALIENATO" 1968
Quest'opera indica una tappa importante del percorso artistico di Boetti poiché appartiene a quel gruppo di opere eseguite manualmente dall'artista, precedenti la delega dell'esecuzione dei propri lavori ad altri.
Fonti:
https://www.archivioalighieroboetti.it/alighiero-boetti/
https://it.pinterest.com/search/pins/?q=alighiero%20boetti
http://www.gnamdrive.beniculturali.it/gnam/index.php?it/23/gli-artisti-e-le-opere/474/per-un-uomo-alienato
https://it.wikipedia.org/wiki/Alighiero_Boetti

Alighiero Fabrizio Boetti nasce a Torino il 16 dicembre del 1940.
Insieme con Giovanni Anselmo, Pier Paolo Calzolari, Luciano Fabro, Jannis Kounellis, Mario Merz, Giulio Paolini, Giuseppe Penone, Michelangelo Pistoletto e Gilberto Zorio, ha fatto parte del gruppo Arte povera. Allo stesso tempo è stato anche uno dei più precoci a distaccarsene.Le sue opere più celebri sono arazzi di diverso formato in cui sono inserite, suddivise in griglie, frasi e motti inventati dall'artista (per es. Il progressivo svanire della consuetudine, Dall'oggi al domani, Creare e ricreare, Non parto non resto, ecc). Boetti propone a sé stesso dei sistemi nei quali agire, spesso coinvolgendo altre persone. Oppure sono la geografia, la matematica, la geometria, i servizi postali, a fornire la piattaforma delle proprie scelte. Il suo lavoro mette in discussione il ruolo tradizionale dell'artista, interrogando i concetti di serialità, ripetitività e paternità dell'opera d'arte. Dopo l'opera Gemelli il filo comune che lega molti suoi lavori è sottendere nel processo creativo un dualismo di intenti. Questo avviene specialmente dopo la sperimentazione con i materiali poveri quando Boetti si trasferisce nella capitale e decide di ripartire veramente da qualcosa di semplice, una matita e un foglio di carta quadrettato.I meccanismi che inventerà per i suoi lavori sono strutture di pensiero applicabili alle cose senza potersi esaurire. Una volta reso chiaro il principio che li genera si staccano da schemi soggettivi e permettono la libertà di autogenerarsi come le cose della natura.
Boetti ha visto la pittura come un "tradimento" degli ideali (artistici e politici) esplosi nel Sessantotto: dipingere rappresenta una sorta di distacco dal mondo reale, un distacco da guardare con disprezzo, per chi - come lui - si sente direttamente coinvolto dal presente e dalla cronaca.
Artista concettuale, versatile e caleidoscopico, produce una grande varietà di tipologie di opere e per alcune delega l’esecuzione manuale ad altri, ma sempre secondo regole del gioco ben precise e principi come quello ‘della necessità e del caso’ per citare Jacques Monod premio Nobel per la Fisica 1971.
Nascono così i monocromi a biro (blu, neri, rossi, verdi) in cui la campitura tratteggiata su carta mette in scena il linguaggio; ugualmente tutte le opere ricamate su stoffa, non solo le Mappe del mondo ma anche certe composizioni di lettere, sempre quadrate e multicolore (sul modello Ordine e disordine); infine i Tutto, fitti puzzle in cui si ritrova davvero tutto: figure da rotocalchi, oggetti da scrivania, sagome di animali…
Altre tipologie di opere di Boetti sono invece di mano esclusivamente sua. Sono ad esempio i Lavori postali, giocati sulla permutazione matematica dei francobolli, sull’aleatoria avventura del viaggio postale e (a partire dagli anni 80) sulla segreta bellezza dei fogli inviati nelle buste. Oppure nei primi anni 70, i tanti ‘esercizi’ a matita su carta quadrettata, basati su ritmi musicali o matematici. Infine negli anni 80 e 90 le composizioni colorate e di tecnica mista su carta in cui scorrono schiere di animali, memori della decorazione etrusca o pompeiana.
Artista concettuale, versatile e caleidoscopico, produce una grande varietà di tipologie di opere e per alcune delega l’esecuzione manuale ad altri, ma sempre secondo regole del gioco ben precise e principi come quello ‘della necessità e del caso’ per citare Jacques Monod premio Nobel per la Fisica 1971.
Nascono così i monocromi a biro (blu, neri, rossi, verdi) in cui la campitura tratteggiata su carta mette in scena il linguaggio; ugualmente tutte le opere ricamate su stoffa, non solo le Mappe del mondo ma anche certe composizioni di lettere, sempre quadrate e multicolore (sul modello Ordine e disordine); infine i Tutto, fitti puzzle in cui si ritrova davvero tutto: figure da rotocalchi, oggetti da scrivania, sagome di animali…
Altre tipologie di opere di Boetti sono invece di mano esclusivamente sua. Sono ad esempio i Lavori postali, giocati sulla permutazione matematica dei francobolli, sull’aleatoria avventura del viaggio postale e (a partire dagli anni 80) sulla segreta bellezza dei fogli inviati nelle buste. Oppure nei primi anni 70, i tanti ‘esercizi’ a matita su carta quadrettata, basati su ritmi musicali o matematici. Infine negli anni 80 e 90 le composizioni colorate e di tecnica mista su carta in cui scorrono schiere di animali, memori della decorazione etrusca o pompeiana.

Su una superficie di stucco fresco, che richiama i colori della terra, l'artista incide (in modo parzialmente visibile) una frase inspirata a Eros e civiltà, saggio scritto dal tedesco Herbert Marcuse: "Per un uomo alienato dalla propria sorgente interiore la creazione nasce dalla disperazione finisce nel fallimento". In realtà, ad un'attenta ossevazione, la frase continua ", ma quest'uomo ha percorso la vita che conduce alla fine del tempo e dello spazio, alla fine dell'oscuro e della luce"
Per un uomo alienato svela l'interesse per i materiali industriali quali lo stucco e il cemento e la sollecitudine di Boetti verso le tematiche sociali, presenti in molte sue opere come interessanti riflessioni artistiche. L'indurimento dello stucco a contatto con l'aria non permette il completamento della frase che resta in sospeso: il significato è celato, ma emerge il concetto dello scorrere del tempo, la continua lotta contro il tempo dell'essere umano. Inoltre, stupisce come l'ultima frase aggiunta dall'artista sia quasi invisibile, "alla fine dell'oscuro e della luce", come se l'alienazione portasse con se l'oscurità che prende il sopravvento sulla luce.
Fonti:
https://www.archivioalighieroboetti.it/alighiero-boetti/
https://it.pinterest.com/search/pins/?q=alighiero%20boetti
http://www.gnamdrive.beniculturali.it/gnam/index.php?it/23/gli-artisti-e-le-opere/474/per-un-uomo-alienato
https://it.wikipedia.org/wiki/Alighiero_Boetti
Iscriviti a:
Post (Atom)