Ho sempre pensato che tutte le scelte che ho fatto nella vita siano state frutto di un susseguirsi di singoli episodi differenti, ma con un obiettivo in comune.
Il 31 ottobre del 2002 ero in
classe con i miei compagni, in quarta elementare. La lezione era quella di
matematica e la mia voglia era dimezzata dall'attesa del suono della campanella
che sarebbe scoccata dopo neanche mezz'ora. Eppure quel giorno, la campanella,
suonò prima. Avevamo fatto così tante prove d’evacuazione per il terremoto, ma
in nessuna di esse la terra tremò davvero sotto i piedi. Ricordo lo sguardo della
maestra impaurito, il rumore dei banchi che sbattevano l’uno con l’altro, la
mia compagna di banco che mi strinse il braccio mentre qualcun’altro urlava ‘tutti
sotto i banchi!’. M’infilai lì sotto e mentre ero lì, sotto quel banco, non c’era
nessun’altro a farmi compagnia. Eravamo soltanto io e la speranza che tutto
finisse subito, io e la consapevolezza che non sempre c’è qualcuno lì pronto a
difenderti anche se si hanno solo 8 anni. Quel giorno, in una scuola a soli
20km dalla mia, morirono 27 bimbi e una maestra…in quella scuola potevo esserci
io.
Beh, 15 anni fa immaginavo di
poter salvare i bimbi costruendo tanti tavoli di ferro che ti proteggono dalle
macerie, creando delle sedie che diventano razzi lanciandoti dalla finestra
alla prima scossa, oppure scoprendo come funziona il teletrasporto (perchè Goku
si per salvare la terra e io no per salvare i bimbi come me?), ma dopo qualche
anno, crescendo, ho capito che il mio obiettivo non voleva essere fare il
medico per trovare una soluzione a fatto accaduto, ma l’architetto per prevenire
che il fatto accadesse.
Così facendo, da allora, iniziai
a passare i pomeriggi nella bottega di mio nonno: ritagliavamo dei pezzi di
compensato per unirli, montarli, assemblarli e colorali di rosa..per creare
così la casetta di Barbie affiancata alla scuola ‘sicura e colorata’ dove i
figli di Ken e Barbie potevano andare senza temere il terremoto o altre catastrofi
naturali.
Nel contempo un altro anno passò,
come passò la mia voglia di giocare con le barbie che venne sostituita dall’arrivo
del pc e con esso l’arrivo di PAINT..il mio imprinting.
Disegno fatto interamente su paint a 12 anni.
Vivo a Roma da sola ormai da 4 anni, eppure nessuna cosa di questa
città è mai riuscita a sostituire un fresco pomeriggio coi nonni passato in
campagna. Odorare l’aria pulita, respirare la tranquillità, ascoltare il
silenzio e sentire che nulla di cattivo poteva accadere.
Per questo, per ultimo ma non per importanza, a caratterizzare
la mia infanzia è stato mio nonno e la sua dedizione al vivere sano. Per lui
tutto deve essere sano: la sana voglia di uscire a giocare senza la paura che
le auto gli calpestino un nipote, il sano divertirsi senza esagerare e con la
consapevolezza che divertirsi non sia uguale all'essere in pericolo, il mangiare
sano crescendo bene, belli, alti e in salute. Per lui la vita in campagna è una
certezza, una protezione dal mondo esterno e una sensazione che tutti i bimbi,
tutti i genitori e tutti i nonni, dovrebbero provare ogni volta che vogliono.
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